Importante iniziativa promossa da Libera, Anpi, Arci e Legambiente in memoria dei migranti morti in mare
In piazza in maglietta rossa per “porti aperti”
I fascisti, e anche Di Battista della sinistra del M5S, attaccano rabbiosamente l'iniziativa politica umanitaria

La marea rossa che sabato 7 luglio ha riempito strade e piazze di centinaia di città italiane, da nord a sud fino alle isole, ha certificato il successo dell'importante iniziativa promossa da don Luigi Ciotti, presidente di Libera, insieme a Anpi, Arci e Legambiente e al giornalista Francesco Viviano, a cui hanno aderito molte altre associazioni, fra cui CGIL, Amnesty e Emergency. L'idea era di indossare una maglietta rossa in memoria dei migranti morti in mare, cioè dello stesso colore di quella indossata dal piccolo Aylan, il bimbo curdo siriano di 3 anni il cui corpo senza vita riverso sulle spiagge turche ha fatto il giro del mondo in fotografia, ma anche dai tre bambini annegati giorni fa a poca distanza dalle coste libiche. Per “contrastare questa emorragia di umanità, questo cinismo dilagante alimentato dagli imprenditori della paura”, scrivevano i promotori nell'appello.
Cortei, passeggiate, sit-in, volantinaggi e presenze in maglietta rossa ad altre iniziative hanno contrassegnato la giornata, a cui hanno aderito anche numerosi giornalisti, scrittori, musicisti, artisti.
Importanti anche le concomitanze. Nello stesso giorno, a Modena si è svolta una manifestazione contro l'apertura del locale Centro per il rimpatrio, i nuovi lager per migranti, anche all'insegna del ricordo dell'eccido di Reggio Emilia ad opera del governo Tambroni, di cui proprio il 7 luglio ricorreva l'anniversario. In rosso anche i gay pride di Cagliari, Bologna e Alba, a loro volta una bella ventata di antirazzismo.
Non c'è da stupirsi se l'iniziativa non è andata giù al ducetto Salvini, che non ha perso occasione di scherzare spregevolmente sui morti cinguettando su Twitter: “Che peccato, in casa non ho trovato nemmeno una maglietta rossa da esibire oggi”. Spalleggiato dalla storica camerata Meloni che ha invece indossato una maglietta blu “in solidarietà a quei 5 milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà”: la solita retorica razzista strumentale che contrappone italiani e migranti quando invece è interesse comune lottare contro le cause che generano lo povertà, soprattutto lo sfruttamento del lavoro che Meloni si guarda bene dal denunciare.
Al coro si è unito Alessandro Di Battista, considerato un esponente della sinistra del M5S. Esaltatissimo dal quotidiano fascista e razzista “Libero”, su Facebook ha scritto: “Tu che indossi una maglietta rossa sei lo stesso che convinse il governo a dare via libera ai bombardamenti in Libia, preludio di una delle crisi migratorie più gravi della storia? Tu che indossi la maglietta rossa quando eri al governo non hai fatto nulla per contrastare l'ignobile business sulla pelle dei migranti”. Dichiarazioni strumentali e opportuniste, che addossano le colpe del PD alle migliaia di sinceri antirazzisti che hanno risposto all'appello, ancora più vili visto il pulpito da cui provengono.
La presenza del PD, che pure negli anni scorsi tramite Minniti e non solo ha espresso posizioni non dissimili da quelle della Lega, non pregiudica l'importanza dell'iniziativa del 7 luglio. Una delle prime contro il governo e un'occasione per opporsi alla chiusura delle frontiere e alla mattanza dei migranti, per creare condizioni più favorevoli alla loro sopravvivenza e per favore l'unità antirazzista: questo, non certo la strumentale contrapposizione fra migranti e autoctoni, può favorire lo sviluppo della lotta di classe e della solidarietà di classe. Importante per questa battaglia è anche il contributo degli antirazzisti e degli antifascisti alla base del PD, non solo alla sua sinistra, e può anzi essere un'occasione per elevare la loro coscienza politica e far emergere le contraddizioni.
A rimarcare l'importanza antirazzista della giornata c'è anche la rabbiosa reazione del governo tramite i provvedimenti minacciati contro i docenti del liceo scientifico “Santi Savarino” in provincia di Palermo e i giornalisti di Rainews 24, colpevoli di avere indossato magliette rosse rispettivamente durante una commissione degli esami di maturità e in servizio. Minacce a ciò che rimane della libertà di espressione contro cui bisogna opporsi con la massima fermezza.
Il dato politico rilevante per chiunque voglia opporsi al governo in camicia nera camuffata da giallo-blu è che la volontà e la forza per farlo ci sono. Ora bisogna andare oltre, continuare a costruire l'unità di lotta antirazzista, sbarazzarsi di ogni illusione in questo governo, nella possibilità di trattare con esso o di fare affidamento sulla sinistra del M5S per tenere a freno la Lega (una sinistra di fatto inesistente, impotente e schiacciata), elevare il tiro della lotta, scendere in sempre più piazze e sempre più combattivi con tante magliette ma soprattutto tante bandiere rosse. Per farlo, l'unica strada è la lotta di classe dei proletari e dei lavoratori autoctoni e migranti contro il capitalismo.

11 luglio 2018